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- Sea to Summit X-Bowl, X-Cup, Camp cutlery
Gli indispensabili per i vostri pranzi/cene in campeggio o durante un'escursione. X-Bowl X-Cup Capacità 650 ml 250 ml Diametro 12.5 cm 9.5 cm Altezza 5.5 cm 7 cm Peso 80 g 45 g Bicchiere e ciotola sono in silicone per alimenti, privo di BPA, collassabili. Molto comodi in quanto occupano pochissimo spazio, 1.5 cm una volta ripiegati. All'interno sono graduati. La misura del diametro della ciotola indicato in tabella è della base, la misura effettiva è quella indicata in foto. PRO Comodi, leggeri, pochissimo ingombro, collassabili e inseribili uno nell'altro. La capacità è nella norma, comoda per i normali utilizzi per una persona. La ciotola ha una base rigida, utilizzabile come piccolo tagliere. La struttura è morbida, essendo collassabile, ma sufficientemente stabile per essere tenuta in mano mentre si mangia. Le posate appoggiate al bordo non fanno collassare la struttura su sè stessa. CONTRO Leggerissimo sentore di silicone ai primi utilizzi. Può essere utile un lavaggio con ammollo in acqua calda e poco bicarbonato per agevolare la scomparsa del sentore di silicone. Altro aspetto negativo è il fatto che i cibi caldi si raffreddano abbastanza rapidamente; cioè vale prevalentemente per i cibi solidi, per quanto riguarda i liquidi (zuppe, minestre, brodi, ecc) nessun problema, riuscirete a finire tranquillamente il pasto prima che si raffreddi. Le posate sono invece in plastica rigida, ovviamente sempre per alimenti, priva anch'essa di BPA. Nessun sentore di plastica, non pieghevoli, dotate di moschettone per tenerle insieme. Comode e leggere. Il coltello ha una lama seghettata. Considerate che è comunque plastica, non potrà tagliare alimenti particolarmente duri. Al termine della vostra avventura il tutto è comodamente lavabile anche in lavastoviglie, anche se per questo tipo di materiali personalmente preferisco il lavaggio a mano per preservare maggiormente la loro durata. Se lo desideri, puoi acquistarli qui: X-Bowl https://amzn.to/4cJH15d Bicchiere X-Cup https://amzn.to/3yZ5NQY Posate Camp Cutlery https://amzn.to/4cN5u9Q
- Alpe Forcola - Bivacco Forcola 1838 m
Data Escursione: 12 febbraio 2022 Partenza: Voga – Menarola (Frazione di Gordona) 1056 m Arrivo: Alpe/Bivacco Forcola 1838 m Dislivello positivo: 800 m Ore impiegate: 5.30 h Distanza: 11.65 km Link mappa: https://maps.suunto.com/move/andreasozzi/6207e5283cf7e73711866660 File GPX: https://api.sports-tracker.com/apiserver/v1/workouts/export/AL1XEJ8r_4QdSIiFkRJSrZq9-Yz-px5eBDE6O8Vqx5vVatdI_xJ_UFWMFnbLUqkaqw==?brand=SUUNTOAPP Come arrivare: siamo in provincia di Sondrio, vicino a Chiavenna. Si raggiunge il comune di Gordona e si sale alla frazione di Menarola, dove è possibile lasciare l’auto in un piccolo parcheggio sterrato segnalato da un cartello. Non si può proseguire oltre se non muniti di permesso. Punti di sosta: Bivacco Forcola In località Voga si lascia l’auto e si segue inizialmente la strada asfaltata non percorribile da chi non ha mezzi autorizzati. Un cartello con tutti i percorsi escursionistici dà l’alpe Forcola in 2 ore. Poco più avanti si abbandona la strada asfaltata e seguendo le indicazioni si sale nel rado bosco. Si cammina tranquillamente fino a raggiungere un primo alpeggio, Dardano. Il sentiero è sempre ben segnalato e in un’oretta si giunge al secondo alpeggio, Alpe Buglio a 1554 m. Qui facciamo una sosta, ammirando il panorama e “visitando” il piccolo villaggio. Essendo inverno non c’è in giro nessuno, le case sono tutte chiuse, ma ugualmente affascinanti. Questo è stato un inverno abbastanza secco, infatti fino a questo punto non abbiamo trovato neve, anche perché il sentiero per arrivare qui è esposto a sud. Si prosegue verso l’alpe Forcola senza difficoltà, superiamo un breve tratto innevato e giungiamo ad un punto dove la neve invece inizia a farsi vedere in modo più deciso. Inoltre qui il sentiero passa sul versante opposto della montagna, a nord. Mancano però solo 5 minuti alla meta, quindi saliamo lentamente nella neve soffice fino al bivacco, da dove si può vedere tutto il percorso fatto in precedenza. Nonostante durante l’inverno sia nevicato poco, qui non si direbbe, vista la neve ammucchiata a fianco al bivacco. Fortunatamente qualcuno è salito prima di noi dopo la nevicata e ha spalato la neve dall’ingresso del bivacco, che altrimenti sarebbe praticamente inagibile. Viste le temperature abbastanza freschine, approfittiamo del bivacco per il pranzo al sacco. Il bivacco, di proprietà della Pro Loco di Menarola, è molto carino; è una piccola baita con ingresso e 2 locali (la cucina e la camerata da 12 posti letto), molto ben tenuto e pulito (e come dovrebbe sempre essere lasciato). Dopo pranzo usciamo dal bivacco e ci rendiamo conto che le temperature sono scese notevolmente, complice il fatto che il sole si è spostato e ha lasciato questo bell’alpeggio completamente in ombra. Ci affrettiamo a scendere dallo stesso percorso da cui siamo saliti. Da qui si potrebbe scendere anche facendo un bell’anello verso altri alpeggi (alpe Cermine, alpe Orlo), come indicato dai cartelli escursionistici, ma dal momento che non conosciamo le condizioni del percorso e non siamo attrezzati per eventuali tratti ghiacciati, non ci azzardiamo. Al rientro ci attardiamo ancora un po' in solitudine all’alpe Buglio, per poi tornare in breve all’auto, mentre il sole ci accompagna scendendo "di quota" anche lui. Questa escursione è semplice e adatta a tutti, se effettuata senza neve. Nei mesi invernali bisogna ovviamente essere attrezzati adeguatamente, ma il tracciato resta in ogni caso facile. Il bivacco è un bel punto di sosta panoramico, dotato anche di una fontanella esterna da cui poter attingere acqua (nei mesi invernali potrebbe essere chiusa). Buon cammino!
- Rifugio Longoni 2450 m
Data Escursione: 29 ottobre 2022 Partenza: Chiareggio 1608 m Arrivo: rifugio Longoni 2450 m Dislivello positivo: 882 m Ore impiegate: 6 h con le pause Distanza: 12 km Link mappa: https://maps.suunto.com/move/andreasozzi/635d9b0a076696333b680aae File GPX: https://api.sports-tracker.com/apiserver/v1/workouts/export/AJZwfV7CKXb9TbV7nCC2zD4tlGdnE12_qCKdvhOMKVdyI3uvSnNTs4hll2PfXGqqLA==?brand=SUUNTOAPP Come arrivare: Il punto di partenza di questa escursione è il piccolo abitato di Chiareggio, in Valmalenco, provincia di Sondrio; si trova a nord di Chiesa Valmalenco, a circa 12 km. Precisamente se si percorre tutta la Valmalenco da sud a nord, è l’ultimo abitato che incontrerete, poi la valle prosegue ma la si può percorrere soltanto a piedi tramite innumerevoli meravigliosi sentieri. Punti di sosta: l’unico punto di sosta (per rifocillarsi) presente è la nostra meta, il rifugio Longoni, a 2450 m. Dal momento che noi abbiamo fatto questa escursione in autunno, con rifugio già chiuso, questo rappresentava solo la nostra meta. Il nostro “punto di sosta” è stato poco più in basso, ai Piani di Fora, un luogo incantevole adattissimo a un pranzo al sacco (o a una notte in tenda!), affacciato sul Monte Disgrazia e circondato da piccole cascate. Info: Giunti a Chiareggio, potete lasciare l’auto al primissimo parcheggio che incontrate sulla destra, i cartelli escursionistici li trovate lì a fianco, all’inizio del parcheggio. Durante la stagione estiva per accedere a Chiareggio bisogna pagare un pass giornaliero del costo di 5 euro (2022), acquistabile alla colonnina che incontrerete salendo, lungo la strada sulla sinistra. Fuori stagione invece non c’è nessun ticket da acquistare. Trovate qui informazioni aggiuntive: https://valtellinamobile.it/ticket-parcheggio-ztl-chiareggio Lasciata l’auto, si seguono i cartelli escursionistici posti lì a fianco, seguendo ovviamente le indicazioni per il rifugio Longoni, dato in 2.30 h, sentiero 301-305, sempre ben segnalato da bolli bianco/rossi e cartelli. A pochi metri dalla partenza troviamo il Museo Geologico della Valmalenco, un mini museo all’aperto dove un breve percorso consente al visitatore di osservare alcuni campioni di varie tipologie di rocce presenti nella zona. Per chi fosse interessato: https://www.ecomuseovalmalenco.it/percorsi/percorsi-mineralogici/parco-geologico-della-valmalenco/ Il sentiero attraversa una cascatella e prosegue nel bosco, e senza particolari difficoltà procede verso l’alpe Fora. Le pendenze inizialmente si fanno un po' sentire, soprattutto nel tratto nel bosco, ma poi si ridurranno leggermente man mano che ci si avvicina all’alpe. Dalla partenza in un’oretta si giunge all’alpe, dove si esce dal bosco e si iniziano a intravedere le montagne circostanti: alle nostre spalle in Monte Disgrazia, di fronte a noi invece 3 bei 3000, il Piz Tremoggia, il Pizzo Malenco e il Sassa d’Entova. Si prosegue con pendenze meno elevate verso i Piani di Fora, da indicazioni raggiungibili in 50 minuti dall’alpe. Ai Piani di Fora restiamo meravigliati da un ambiente idilliaco, nonostante la stagione autunnale renda tutto più brullo. È una sorta di altopiano, un balcone che si affaccia da un lato sul Disgrazia, dall’altro invece si è abbracciati da un anfiteatro di rocce da cui scendono varie cascatelle, che fanno più salti (i Piani sono disposti su 3 livelli). Qui ci fermiamo per qualche foto, che diventa più di qualcuna, e anziché proseguire verso il rifugio dove pensavamo di bivaccare per il pranzo (visto che è chiuso a fine ottobre) decidiamo di fermarci a pranzare qui, godendoci questo posto unico, al momento tutto per noi. La giornata, nonostante sia il 29 ottobre, è calda, tranquilla, ti invoglia a restare e a vivere questa pace immensa. Da qui si vede la bandiera del rifugio, che in realtà non è proprio lì ma lo si trova a 5 minuti dalla bandiera perché è “dietro l’angolo”. Dopo pranzo decidiamo di proseguire verso il rifugio, perlomeno per raggiungere la meta prefissata, in circa mezz’ora ci si arriva, su un tratto di sentiero un pò pietroso ma senza difficoltà. Per il rientro scegliamo di tornare dalla via dell’andata, anche se sarebbe possibile fare un anello per tornare a Chiareggio, ma non abbiamo abbastanza informazioni al riguardo e quindi sarà per un’altra volta. L’escursione è adatta anche ai non esperti, dal momento che non presenta difficoltà tecniche, consigliata per il panorama e l’ambiente idilliaco. Per chi è un po' più allenato è possibile allungare il percorso, dai piani di Fora si può salire in 2 ore al passo Tremoggia, confine tra Italia e Svizzera. Buon cammino!
- Savogno e Dasile
Data Escursione: 16 ottobre 2021 Partenza: Borgonovo di Piuro (SO) 429 m Arrivo: Dasile 1054 m Dislivello positivo: 677 m Ore impiegate: 3.30 h a/r, più le pause (pranzo, raccolta castagne ecc) Distanza: 8 km circa Link mappa: https://maps.suunto.com/move/andreasozzi/616b03da64070749ba98a381 File GPX: https://api.sports-tracker.com/apiserver/v1/workouts/export/ACq3razpJeGcggsk5Ckg08Vk9GsfUrVrTVRtoAWOKeKrwEvBk63xHUySmRgYlMoTKw==?brand=SUUNTOAPP Come arrivare: siamo in provincia di Sondrio, in Valchiavenna. Borgonovo di Piuro si trova poco dopo Chiavenna, in direzione della val Bregaglia o del passo Maloja. Si lascia l’auto dove ci sono i posteggi nei pressi della famosa cascata dell’Acquafraggia. Punti di sosta: rifugio Savogno, nel borgo di Savogno. Lasciata l’auto nei pressi della cascata dell’Acquafraggia, ci si incammina verso la cascata seguendo poi il sentiero verso destra, fino ad incontrare i primi cartelli escursionistici. Seguiamo il sentiero panoramico. Più avanti si passa vicino ad una casa, dopo la quale giriamo a sinistra, verso il bosco. Altri cartelli ci mostrano 2 possibilità: andare direttamente verso Savogno a destra, o seguire il sentiero panoramico verso la cascata a sinistra. Noi scegliamo questa seconda opzione, e percorreremo l’altro sentiero al ritorno, facendo così un anello. Il primo tratto è abbastanza ripido, a gradoni, si risale la cascata su un percorso in cui prestare un po' di attenzione. Si giunge in breve a un punto panoramico molto bello, vicino a un salto della cascata. Mi raccomando, non fate come certi che scavalcano i cancelli di sicurezza per fare foto più belle.. Si prosegue in un bellissimo bosco di castagni, sempre seguendo le indicazioni verso Savogno e Dasile. L’ultimo tratto prima di Savogno si percorre lungo una bellissima scalinata antica, di quelle coi gradini lunghi e bassi. Infine il bosco si dirada e compare il villaggio, con la sua chiesa, le baite antiche e il rifugio. Consiglio di perdersi tra le baite e ammirare i dettagli, per respirare un po' del passato di questi luoghi. Dopo pranzo noi abbiamo deciso di proseguire verso Dasile, il sentiero per raggiungerlo si trova in fondo al paese, dopo il rifugio. È un breve tratto, ci si impiegano circa 20 minuti. Lungo il bellissimo sentiero si aprono tra le fronde degli alberi dei bei scorci su Savogno. Arrivati a Dasile il bosco si apre in un bell’alpeggio, da cui è possibile ammirare le cime (è ottobre e ora sono innevate) del gruppo di Sciora, una meraviglia per gli occhi. Visitato il piccolo borgo, torniamo a Savogno dalla stessa via. Attraversato di nuovo Savogno, scendiamo nel bosco fino al bivio, dove a destra ritorneremmo sulla via percorsa all’andata, mentre tenendo la sinistra torniamo a Borgonovo facendo un bell’anello, sempre nel bosco, tra i castagni. Questa escursione è particolarmente adatta alle giornate autunnali, quando le temperature non sono più alte (vista la quota piuttosto bassa); ottima destinazione se volete raccogliere un po' di castagne lungo il percorso o semplicemente se volete godervi un ambiente idilliaco, tra i colori caldi dell’autunno e il fruscio delle foglie sotto i vostri piedi. Buon cammino!
- Bivacco Battaglione Monte Ortles 3122 m
Data Escursione: 30 luglio 2022 Partenza: Rifugio Berni, presso Passo Gavia 2560 m Arrivo: Bivacco Battaglione Monte Ortles 3122 m Dislivello positivo: 841 m Ore impiegate: salita 2.30 h Distanza: circa 12 km a/r Link mappa: https://maps.suunto.com/move/andreasozzi/62e6d8e62c860f42517e708e File GPX: https://api.sports-tracker.com/apiserver/v1/workouts/export/AIuw1EFaNNYEvlhbIXgd-IUykSAQgm9fH_ZmusHi4vtRr1MTpHzzphXCcLWpddekQQ==?brand=SUUNTOAPP Come arrivare: siamo in provincia di Sondrio, comune di Santa Caterina Valfurva. Il punto di partenza dell’escursione è uno dei luoghi più famosi della zona, si lascia la macchina nei pressi del Passo Gavia, nei parcheggi vicini al rifugio Berni. Lasciata la macchina nei parcheggi sul lato opposto della strada rispetto al rifugio Berni, si prende il sentiero che scende al fiume, lo si attraversa sul ponticello e si prosegue fino ad incrociare i cartelli escursionistici. Seguiamo per “Bivacco Batt. Monte Ortles”, sentiero 551. Ci si dirige verso la valle del ghiacciaio del Dosegù, la Vallumbrina; prima si sale fino a un piccolo laghetto, poi si scende nel vallone, dominato in fondo dalla cascata che scende dal ghiacciaio. Il percorso è ben segnalato da pittogrammi bianco rossi, teniamo conto che dobbiamo percorrere la valle fino a poco prima della cascata, poi il sentiero virerà a destra. Da qui in poi la traccia in alcuni tratti è meno evidente, ma basta prestare attenzione e seguire le bandierine biancorosse. Abbandoniamo quindi il vallone e risaliamo tra pietraie. Troviamo indicazioni su un cartello in legno e su un sasso, “vallumbrina”, siamo sulla strada giusta. A circa 2800 m incontriamo un primo laghetto, ne seguiranno altri più su. Dopo i laghi il sentiero diventa leggermente più difficoltoso, aumenta la pendenza e in alcuni tratti si perde un po' la traccia, ma basta prestare attenzione. Dopo 2.30 h di cammino arriviamo al bivacco, una struttura in legno gestita dagli alpini della Valfurva, posta sulla cresta meridionale della cima di Vallumbrina. Il panorama è spettacolare, purtroppo nonostante le previsioni meteo ottimali, in realtà abbiamo trovato molte nuvole, che limitano un po' la visibilità all’orizzonte. Oltre alle note cime che vediamo spesso nelle nostre escursioni in alta valtellina, da qui vediamo delle “novità”, per noi, il ghiacciaio della Presolana, l’Adamello e le dolomiti di Brenta. Dopo le foto di rito e una pausa ristoratrice, non ci fermiamo molto, complice la temperatura gelida di oggi. Il panorama meriterebbe una sosta più lunga, o un proseguimento dell’escursione verso la cima di Vallumbrina, ma per oggi torniamo a valle, dallo stesso percorso di salita. Ci torneremo in una giornata migliore.
- Pizzo Centrale 2999 m
Data Escursione: 13 agosto 2022 Partenza: Passo San Gottardo 2103 m Arrivo: Pizzo Centrale 2999,30 m Dislivello positivo: 922 m Ore impiegate: 3 ore la salita Distanza: 14 km circa a/r Difficoltà: EE - T3+ Link mappa: https://maps.suunto.com/move/andreasozzi/62f92c44a648960b27ed90da Come arrivare: il punto di partenza di questa escursione è il passo del San Gottardo, a cavallo tra il canton Ticino e in canton Uri, Svizzera. Si può lasciare la macchina in uno qualsiasi dei parcheggi, sono tutti gratuiti. Punti di sosta presenti: nessuno Come da link mappa, partiamo dal parcheggio sul passo, dove nei pressi di un masso che indica il sentiero delle 4 sorgenti, troviamo anche tutti i cartelli escursionistici. Dobbiamo seguire le indicazioni per lago della Sella, 45 minuti, una bella diga raggiungibile tramite una comoda mulattiera. Questo primo tratto è poco entusiasmante, ma offre comunque dei bei panorami sul passo, la vallata e le postazioni militari di tiro (!). Facilissimo incontrare marmotte su questo tratto. Arrivati alla diga si seguono temporaneamente le indicazioni per Gemstock e Gloggenturmli, ci si tiene sul lato sinistro del lago, si prosegue per poche centinaia di metri in piano, e alla prima deviazione si tiene la sinistra, iniziando a salire gradualmente. Il percorso ora si svolge su una traccia ben segnata lungo il pendio della montagna. Su un masso, scritto in modo un po' sbiadito in blu, si troverà un’indicazione “Gemstock – Centrale”. Non ci sono cartelli escursionistici, ma prestando attenzione non si può sbagliare, le indicazioni sono chiare. Attraversiamo alcuni ruscelletti, fino a giungere alla deviazione per il Gemstock. Qui il sentiero bianco blu prosegue a sinistra, verso le rocce in lontananza a forma di V. Noi dobbiamo invece tenere la destra e seguire gli ometti che indicano il percorso da seguire lungo una breve pietraia, in cima alla quale ci troveremo davanti a pochi metri di “muro” da risalire facilmente. Ci si aiuta un pò con le mani, ma è semplice, c'è una traccia da seguire. Man mano che si sale i panorami tutt’intorno si aprono sempre di più, la giornata è limpida e la visibilità si estende a 360 gradi. Più si sale e più si incontrano interessanti formazioni rocciose di interesse geologico, è una zona di minerali e si vede dalla terra brillantinata che resta sui nostri scarponi. La cima del Centrale resta nascosta per gran parte del percorso, ma quando manca poco finalmente si mostra a noi. Nell’ultimo tratto prestare attenzione agli ometti e alla traccia, non c’è pericolo di perdersi, ma può capitare di uscire dal percorso più agevole. Dopo circa 3 ore dalla partenza, giungiamo finalmente in vetta, caratterizzata da un grande ometto, nessuna croce e un “libro di vetta” che ci accoglie con un “Pizzo Centrale 2999,30 m” scritto sulla copertina. Il panorama è indescrivibile, la posizione è davvero “centrale”. Delle poche cime che conosco, vedo l’Adula, il Campo Tencia, il Basodino, il ghiacciaio del Gries e del Sabbione, la Punta dei camosci, il Dammastock, i 4000 del bernese (Monch, Jungfrau, Finsteraarhorn, Schreckhorn, ecc.). Una meraviglia per gli occhi e per il cuore. Dopo una lunga pausa pranzo e contemplativa (non vorremmo più scendere da qui), torniamo giù per la via dell’andata. Escursione che consiglio in giornate come quella che abbiamo trovato noi, per una vista ottimale a 360 gradi. Panorama mozzafiato e escursione piacevole, non troppo impegnativa ma da non sottovalutare, fare sempre attenzione a non perdere la traccia. Buon cammino a tutti!
- Rifugio Gianetti 2534 m - Val Porcellizzo
Data Escursione: 28 maggio 2022 Partenza: Bagni di Masino 1175 Arrivo: rifugio Gianetti 2534 m Dislivello positivo: 1360 m Ore impiegate: 7 ore senza pause Distanza: 15 km circa Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2967927/bagni-di-masino-rifugio-gianetti/@46.2447378,9.5990243,1453.9064535,-64.5101280,0,1174.3640809,satellite?use-cache=false Come arrivare: i Bagni di Masino si trovano esattamente al termine della val Masino. Siamo in Lombardia, provincia di Sondrio. Per chi arriva da sud, usciti dalla tangenziale di Morbegno, proseguire verso Sondrio e subito dopo il ponte sull’Adda si svolta a sinistra, entrando in val Masino. Si sale fino a San Martino, dove seguendo la strada verso sinistra si giunge ai bagni, dove fino a non molti anni fa erano attive le terme della val Masino. Punti di sosta: rifugio Gianetti 2534 m, la nostra meta (informarsi sui periodi di apertura). La nostra escursione prende il via dai parcheggi dei bagni di Masino, dove inizia la meravigliosa foresta dei bagni. È un ottimo punto anche per una giornata al fiume o un pic nic, dove rinfrescarsi e godere della natura. Si seguono le indicazioni per il rifugio Gianetti, il sentiero è uno, non si può sbagliare. Il primo tratto, ripido ma non esageratamente, attraversa un bellissimo bosco, a tratti quasi buio. Dopo circa 200 m di dislivello, si esce dal bosco e si prosegue. Il paesaggio si apre, a sinistra verso la valle dell’Oro, a destra verso la val Porcellizzo. A una quota di circa 1440 m attraversiamo le famose Termopili, un passaggio (sicuro) tra 2 rocce appoggiate una all’altra; una piccola galleria naturale, in pratica. Il sentiero prosegue sempre in salita, e osserviamo tutto intorno cascate e rivoli di acqua che rendono il paesaggio molto pittoresco. Attraversiamo sempre in sicurezza una cascata e poco dopo le pendenze si riducono. Giungiamo in una piana idilliaca, dove i prati dei pascoli, il fiume e il panorama sulle cime verso le quali ci stiamo dirigendo ci accolgono. In fondo all’alpe, a circa 1920 m, attraversiamo un ponticello sul torrente e ci spostiamo sul lato opposto. Siamo a poco più di metà strada. Da qui al rifugio il panorama non cambia molto, rispetto alla parte precedente risulta forse un po' più monotono. Il pizzo Badile e il Pizzo Cengalo, le 2 cime più note di questa zona, si avvicinano sempre di più. Il rifugio si trova proprio ai loro piedi, è infatti il punto base di eccellenza per le salite alpinistiche. Giungiamo al rifugio in circa 4 ore totali. Salendo a fine maggio il rifugio è ancora chiuso, ma noi siamo attrezzati per il pranzo. Ricetta di oggi: Pisarei e Fasò! Dopo pranzo ammiriamo in paesaggio che ci circonda su tutti i lati, a partire dalle 2 celebri cime dietro di noi, il Badile e il Cengalo, e le guglie rocciose che sorgono qua e là, e torniamo a valle per lo stesso sentiero della salita. Il rifugio si trova sul Sentiero Roma, percorso prevalentemente di alta quota che ha inizio a Novate Mezzola e si conclude a Chiesa Valmalenco. Da qui è possibile raggiungere il rifugio Omio nella Valle dell’Oro (raggiungibile anch’esso dai Bagni di Masino e che noi abbiamo raggiunto in quest’altra escursione a questo link), attraverso il passo del Barbacan; sul lato opposto è possibile invece raggiungere il rifugio Allievi-Bonacossa, in val di Mello. Entrambi sono classificati come sentieri per escursionisti esperti, attrezzati in alcuni punti con catene e dove è possibile trovare neve anche nella stagione estiva. Buona escursione a tutti!
- Pizzo Filone 3133 m
Data Escursione: 29 luglio 2021 Partenza: Arnoga – Val Viola Parcheggio P3 - 2032 m Arrivo: Livigno – Località Tresenda - 1927 m Dislivello positivo: 1165 m Ore impiegate: 7.30 h senza pause Distanza: 17,65 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2952830/pizzo-filone/@46.4913581,10.1248627,609.2918204,-64.0024660,0,2090.0138601,satellite?use-cache=false Come arrivare: siamo in Lombardia, provincia di Sondrio, Valdidentro, località Arnoga. Per effettuare questa escursione è necessario organizzarsi con 2 auto, o utilizzare i mezzi pubblici, dal momento che il punto di partenza e quello di arrivo sono piuttosto distanti. Per abbreviare il percorso noi siamo entrati con l’auto fino al parcheggio P3 della Val Viola, accesso a pagamento. In alternativa si può partire direttamente da Arnoga a piedi. In tal caso ci sono da mettere in conto circa 5 km ulteriori. Punti di sosta: Agriturismo Alpe Mine, poco prima della meta finale del nostro percorso, Livigno. Perfetto per una merenda. Entrati nella Val Viola e lasciata l’auto al parcheggio P3, torniamo indietro di pochi passi lungo la strada appena percorsa in auto. Prendiamo l’unico sentiero presente che sale nel bosco, in corrispondenza del cartello. I cartelli da seguire sono quelli per val Minestra, val Funera, Baita del Pastore, Colle delle Mine. Dopo pochi minuti di cammino ci si ritrova su prati verdeggianti, da cui ammirare le cime che circondano il ghiacciaio Dosdè, bei pascoli punteggiati di baite (Stagimel). Successivamente, dopo un’oretta circa di cammino dalla partenza, giungiamo alla malga Funera, sempre su una bella mulattiera. L’escursione prosegue in un’ampia vallata rigogliosa e umida, dove il sentiero si perde un po' nell’erba. Basta prestare un po' attenzione ai segnali bianco-rossi. Ai bivi che incontriamo continuiamo a seguire Colle delle Mine. Se si volesse variare l’escursione, si potrebbe prendere la deviazione per Passo Vallaccia. In tal caso, percorsa interamente la Vallaccia, vi ritrovereste poi nell’abitato di Trepalle, frazione di Livigno. Fin qui le pendenze non sono mai esagerate, l’ambiente è isolato e rilassante. Non è un percorso molto battuto. Al laghetto ci fermiamo per una breve sosta, prima della salita verso il colle delle Mine. Alle nostre spalle possiamo ammirare un panorama che spazia della Cima Piazzi alle cime della Valfurva, Gran Zebrù compreso. La salita da qui al colle delle Mine è ripida e continua, su una pietraia non particolarmente faticosa però, rocce piccole. Giungiamo alla bocchetta dopo 3 ore di cammino dal punto di partenza. Da qui si potrebbe anche scendere immediatamente verso Livigno, attraversando la valle delle Mine. La nostra meta però si trova alla nostra destra, il Pizzo Filone, segnalato dal cartello in 1.10 h. Il percorso è segnalato con segni bianco-rossi. Dopo una breve iniziale pietraia si sale verso la cima, alternando tratti non particolarmente ripidi, a tratti più rocciosi, dove ci si può aiutare con le mani. I panorami circostanti stupiscono a ogni svolta, la cima, il laghetto, il nevaio sottostante.. L’ultimo tratto in cima un po' mi intimorisce, ma poi lo supero senza molte difficoltà. Basta prestare attenzione ai tratti esposti e al tratto finale con catene, oltre il quale si è giunti finalmente alla vetta, 3133 metri, dove ci attende la “bandierina” del CAI Livigno, che fa le veci della croce di vetta. Ci godiamo il panorama a 360 gradi, una meraviglia a dir poco: si vedono le cime dei 4000 dell’Engadina, i monti che circondano Livigno, le cime della val Viola, ghiacciaio del Dosdè e Cima Piazzi, fino a spaziare alle cime della Valfurva. Dopo un pranzo veloce, scendiamo a malincuore, dalla stessa via di salita. Al colle delle Mine prendiamo il sentiero che scende verso Livigno e la valle delle Mine. C’è un bellissimo laghetto ancora un po' innevato appena dopo il colle. Scendiamo senza soffermarci troppo, di strada ancora ne abbiamo da fare! Man mano che si scende e ci si avvicina alla civiltà, la valle diventa sempre più verdeggiante. Giungiamo infine all’agriturismo, da qui si possono scegliere 2 vie per la discesa, una larga mulattiera e un sentierino immerso nel bosco. Vista la stanchezza, optiamo per la prima. Arriviamo infine alla località Tresenda, a Livigno, in direzione passo Forcola, per intenderci. Noi abbiamo un’auto ad attenderci e qui concludiamo la nostra bellissima traversata, lunga, panoramica e selvaggia. Per chi volesse semplicemente fare una breve camminata e godersi il verde, consiglio di salire all’agriturismo, e se si desidera, di proseguire anche oltre: un luogo tranquillo e rilassante immerso nella natura. Buona escursione!
- Val Cardonè – Bivacco Ferrario – Bivacco Cantoni – Val Lia
Data Escursione: 30 luglio 2019 Partenza: Località san Carlo – Semogo, Valdidentro 1580 m Arrivo: Località san Carlo – Semogo, Valdidentro 1580 m Altitudine massima: 2625 m Bivacco Cantoni Altitudine minima: 1517 m Baita dell’All Dislivello positivo: 1190 m Ore impiegate: 8 ore Distanza: 17.5 km Link mappa: https://www.outdooractive.com/it/route/escursione/sondrio/san-carlo-val-cardone-val-lia-san-carlo/198310943/ Come arrivare: la partenza della nostra escursione è in Valdidentro, in provincia di Sondrio. Partiamo dalla chiesetta di San Carlo, nell’omonima località della frazione di Semogo. Punti di sosta presenti: a pochi minuti dalla partenza, nei pressi del torrente Viola, Agriturismo Baita dell’All. Poi seguendo il percorso che abbiamo effettuato, Bivacco Ferrario a 2310 m., Bivacco Cantoni a 2625 m, punto più alto dell’escursione, e tornando verso “casa” l’Alpe Boron a 2057 m. In questa escursione abbiamo fatto un bellissimo giro ad anello lungo la val Cardonè e la val Lia, partendo dalla località san Carlo. Partiamo di buon mattino: dal parcheggio di fronte alla chiesetta seguiamo la strada che porta a Livigno per circa 200 m, e lì seguendo i cartelli prendiamo la stradina che scende a sinistra, verso il fiume. Dopo una breve discesa, che malediremo al ritorno, arriviamo alla Baita dell’All, attraversiamo il fiume e seguiamo il sentiero che risale il bosco dall’altra parte. Qui noi abbiamo fatto un bell’incontro. Un simpatico cagnolone ci viene incontro e ci dà il buongiorno…. E ci segue. Ogni 10 minuti pensiamo “bè, quando sarà stanco, se ne tornerà indietro”. E ci sbagliamo di grosso. Dopo averci seguito per un po', ci anticipa, e in pratica, come se sapesse dove vogliamo andare, ci fa strada per tutto il tempo. Il sentiero nel bosco a un certo punto si unisce alla strada superiore che arriva da Isolaccia, andiamo a destra e arriviamo alla chiesetta di Presedont. Proseguiamo sempre seguendo i cartelli per baite Cardonè e bivacco Ferrario. In questo primo tratto ci sono piccoli saliscendi, non è troppo faticoso. Lungo la strada cominciamo ad intravedere sempre più vicina la regina di questa valle, la Cima Piazzi. Al ponte che attraversa il fiumiciattolo andiamo a sinistra, sempre verso il bivacco Ferrario. Alle baite Cardonè (2006 m) le indicazioni dicono bivacco Ferrario 1 ora, bivacco Cantoni 2 ore. Si comincia a salire tra prati e arbusti fino a entrare in un ampio vallone, dove in cima a un piccolo dosso ci aspetta il bivacco Ferrario (2310 m). Qui ci fermiamo per una sosta ristoratrice, il cane è sempre con noi… arrivano 2 ragazzi, chiacchieriamo e loro ripartono prima di noi. Il nostro piccolo accompagnatore, che evidentemente è di fretta e vuole concludere l’escursione in breve tempo, ci abbandona e si unisce a loro! Proseguiamo seguendo i cartelli verso il bivacco Cantoni, lungo la valle abbastanza pianeggiante costellata di fiori. Attraversiamo un torrente, troviamo un laghetto paludoso e cominciamo a salire. Il sentiero diventa più sassoso, ma sempre ben segnalato. Il bivacco rosso comincia a vedersi. Arriviamo al bivacco (2625 m), al cospetto della Cima Piazzi. Penso sia il punto più vicino da cui mai la vedrò. Davvero bella, come sempre. Facciamo una lunga pausa, per il pranzo, per riposarci e per godere di questo posto meraviglioso tutto per noi. Vorrei non tornare più giù. Poi a malincuore scendiamo, al bivio del dosso Penaglia (2440 m) seguiamo le indicazioni per l’alpe Boron, scendiamo lungo un bel prato che non stanca le gambe, al ponte riattraversiamo il fiume e arriviamo all’alpe, dove facciamo un’altra breve sosta-merenda. Il panorama verso il ghiacciaio è bellissimo anche da qui, molto fotogenico. Poi giù, scendiamo a Presedont, poi alla baita dell’All, dove ci chiediamo per un attimo che fine avrà fatto il cane che da qui si era aggregato a noi, e, ultima, fatica, la salita per tornare a san Carlo, giusto prima di cena. Siamo stanchi, ma il giro è stato davvero bello, vario e panoramico, attraverso boschi, prati, ghiaioni, con la Cima Piazzi quasi sempre ad osservarci dall’alto.
- Piz Umbrail (3033 m) e Punta di Rims (2946 m)
Data Escursione: 27 luglio 2020 Partenza: Passo Umbrail 2503 m Arrivo: Passo Umbrail 2503 m Dislivello: 906 m Altitudine minima: 2503 m Altitudine massima: 3033 m Ore impiegate: 8 ore l’intero anello Distanza: 16 km Link mappa: https://www.outdooractive.com/it/route/escursione/piz-umbrail-e-punta-di-rims/198317571/ Come arrivare: il punto di partenza di questa escursione è il passo Umbrail, sul confine Italia-Svizzera. Per chi arriva dalla Valtellina, a Bormio seguire le indicazioni per il passo dello Stelvio, poi in prossimità della IV Cantoniera, prendere sulla sinistra la strada verso il passo Umbrail e la Svizzera. Si può lasciare l’auto di fronte all’edificio della dogana svizzera, nei pressi del quale ci sono i cartelli escursionistici. Punti di sosta presenti: nessuno Questa escursione ad anello molto panoramica percorre il confine Italia-Svizzera lungo una bellissima cresta, lungo la quale è possibile notare i resti di alcuni edifici risalenti alla Prima Guerra Mondiale, per poi scendere nella valle del Braulio e chiudere l’anello. Noi lo abbiamo allungato un po', andando a toccare la bocchetta di Pedenolo e quella di Pedenoletto. La giornata è molto bella, e nonostante sia piuttosto fresca, è una delle più calde di questo periodo. Prendiamo il sentiero indicato dai cartelli (svizzeri) escursionistici, qualche metro oltre l’edificio della dogana. Cominciamo a salire, in un ambiente molto suggestivo. Più si sale e più ci si ritrova circondati da un paesaggio quasi lunare, e successivamente iniziano a vedersi delle formazioni rocciose una più strana dell’altra. Lungo il percorso troviamo dei pannelli informativi che riguardano la Grande Guerra e la posizione della Svizzera. La salita non è difficile, in alcuni punti ci sono delle catene per aiutarsi, ma niente di particolarmente impegnativo. In meno di 2 ore arriviamo in cima al Piz Umbrail 3033 m. Da qui in poi potremo godere di un panorama bellissimo, su entrambi i lati. Da una parte lo sguardo spazia verso il passo dello Stelvio con le sue piste da sci, dall’altra si posa sul versante svizzero, verso il paese di Santa Maria Mustair. Alcune persone sono salite alla cima in bici e scendono verso la Svizzera, comodo se si usufruisce dell’autopostale (c’è une fermata proprio dove abbiamo parcheggiato noi). Proseguiamo lungo la cresta, mai pericolosa, con vari saliscendi. L’unico punto in cui fare attenzione è attrezzato con delle corde. Anche qui lungo il percorso troviamo rocce dalla forma particolare e verso la Svizzera è possibile vedere un bellissimo laghetto alpino. Continuiamo fino ad arrivare alla Punta di Rims 2946 m, dove si trova un baraccamento militare. Da qui è tutta discesa, fino alla caserma Grande Guerra, in territorio italiano, tornando in un ambiente lunare. Il panorama cambia molto, ci affacciamo ora sulle montagne verso Bormio e Cancano. Abbiamo anche la fortuna di avvistare un gipeto. Arrivati alla caserma ci fermiamo per una pausa pranzo, e ci prendiamo del tempo per girovagare e respirare un po' di storia. Poi dal momento che non siamo ancora stanchi, allunghiamo l’escursione verso le bocchette di Pedenolo e di Pedenoletto, seguendo i cartelli. Torniamo poi sui nostri passi, verso la caserma e prendiamo il sentiero verso la bocchetta di Forcola, che ci permetterà di chiudere l’anello. Continuiamo a scendere, tra fiori e marmotte, ammirando sopra di noi le guglie della cresta di Rims che abbiamo percorso qualche ora prima, fino a giungere al passo Umbrail.
- Rifugio Omio 2100 m
Data Escursione: 30 giugno 2019 Partenza: Bagni di Masino 1175 Arrivo: rifugio Omio 2100 m Dislivello positivo: 924 m Ore impiegate: 5 ore senza le pause Distanza: 7.4 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2717850/bagni-di-masino-rifugio-omio Come arrivare: la val Masino si trova in provincia di Sondrio, bassa Valtellina. La strada di riferimento è la ss. 38 dello Stelvio: per chi arriva da sud, al termine della tangenziale di Morbegno si segue la ss 38 in direzione nord per circa un km, si prende poi lo svincolo per la val Masino sulla sinistra. Si prosegue lungo tutta la valle fino ad arrivare a san Martino, e poi verso sinistra per i bagni di Masino, ormai purtroppo non più in attività, dove si trovano alcuni parcheggi. Punti di sosta: Rifugio Omio, la nostra destinazione, a 2100 m. Lasciata l’auto ai bagni di Masino, ci si incammina verso il fiume; nei pressi del ponticello ci sono i cartelli escursionistici. Seguiamo per rifugio Omio, che sarà indicato spesso lungo in percorso, anche tramite scritte in vernice sui massi. A valle il fiume invoglia molto a sostare per farsi un bagno ristoratore nelle giornate calde, ma noi lasciamo gli amanti del pic nic domenicale e ci avviamo sul sentiero. Fin da subito le pendenze si fanno sentire, la giornata è molto calda e per fortuna la prima parte del sentiero è nel bosco. Attraversiamo quella che viene chiamata la foresta dei bagni di Masino. Si sale sempre nel bosco, seguendo le indicazioni sui massi, e in prossimità della fine del bosco ci attende un bel prato che offre un’apertura della vista sulla valle dell’Oro, un anfiteatro di montagne di fronte a noi. Proseguiamo con pendenze minori, incontrando lungo il percorso massi giganti dalle forme improbabili e piccoli rifugi costruiti con le pietre, forse una volta ripari per gli animali al pascolo. Il sentiero è sempre ben segnalato con bandierine bianco-rosse pitturate sui sassi. Non ci sono deviazioni, si continua, oltrepassando un piccolo alpeggio. Si sale attraversando ampi prati ricchi di rododendri in fiore, e avvicinandosi al rifugio compaiono ampi massi piatti, che fanno un tutt’uno con il terreno. È abbastanza ripido e guardando sopra di noi ad un certo punto fa capolino il rifugio Omio. Il rifugio, recentemente ristrutturato, ci accoglie con le sue imposte rosse e l’immancabile bandiera. Guardandoci attorno siamo accolti da un ventaglio di vette. Pranziamo al rifugio, accolti con simpatia e cortesia; tra le proposte c’è anche la pizza! (ovviamente fatta in casa). Dopo pranzo vaghiamo un po' intorno al rifugio, c’è gente che va e che viene, molti con attrezzatura e corde. Il rifugio Omio è infatti una delle tappe per chi si accinge a fare escursioni plurigiornaliere come il sentiero Roma, o per chi collega la val Masino con la val Codera, la valle dei Ratti o la val Porcellizzo. In questa valle c’è molta acqua, non distante dal rifugio un piccolo rivoletto scende a valle. Approfittiamo per rinfrescarci i piedi. Terminata la sosta ristoratrice torniamo a valle, lungo lo stesso sentiero dell’andata. Un'altra bellissima escursione che consiglio, panorama bellissimo! Buona camminata!
- Capanna del Forno - Ghiacciaio del Forno, Val Bregaglia
Data Escursione: 26 giugno 2021 Partenza: parcheggio località Orden 1794 m Arrivo: Capanna del Forno 2574 m Quota massima: 2574 m Dislivello positivo: 968 m Ore impiegate: 11 h Distanza: 24 km Come arrivare: per chi arriva dall'Italia, si raggiunge Chiavenna, si prosegue fino al confine e si risale la val Bregaglia fino a giungere poco prima del passo Maloja. Dopo l'ultimo tornante, prestare attenzione sulla destra, in corrispondenza di una curva c'è un stradina che vi porta al comodo parcheggio da cui partire. Punti di sosta presenti: a circa 3 km dalla partenza, in corrispondenza del lago Cavloc, troverete un ristorante. Più avanti qualche alpeggio con vendita prodotti locali. Infine la Capanna del Forno, meta di oggi. Lasciata la macchina al parcheggio, ci si incammina lungo il sentiero, poco più avanti si trovano i cartelli indicativi. Il paesaggio è verdeggiante, si cammina per circa un'oretta con pendenze miti fino ad arrivare al bellissimo lago Cavloc. Chi vuole fare solo una passeggiata, magari con bambini, può anche fermarsi qui, dove si può godersi la giornata nel verde e pranzare al ristoro qui presente. Proseguendo si giunge a un alpeggio e attraversando un passaggio tra rocce si cambia "ambiente". Le pendenze non sono mai elevate, si procede abbastanza tranquillamente. La difficoltà principale di questa escursione è la lunghezza del percorso, se si decide di farla in giornata e di non fermarsi a dormire alla capanna. Continuiamo il nostro cammino, su un comodo sentierino, tra rade piante, costeggiando il torrente che nasce dallo scioglimento del ghiacciaio, al cospetto del quale ci troveremo più a monte. All'inizio dell'estate siamo stati accolti da una ricca vegetazione, fiori e colori di ogni tipo, nella parte bassa della valle. Più avanti la vegetazione si dirada fino a scomparire, la valle diventa più sassosa e brulla. Troviamo ancora numerosi nevai da attraversare, niente di complicato. Il sentiero da seguire è sempre molto chiaro, ad un certo punto un ponticello di legno ci invita ad attraversarlo. Siamo di fronte al ghiacciaio. Sull'altra sponda del fiume è possibile proseguire in piano, andando verso il ghiacciaio, oppure cominciare a salire in maniera decisa verso la capanna. Andiamo verso la capanna, non con qualche difficoltà. Infatti il giorno in cui abbiamo fatto questa escursione era il primo giorno di apertura, e come mi era stato anticipato dai gestori, il sentiero era ancora un pò danneggiato a causa di una frana che era caduta presumo durante l'inverno. Il sentiero da percorrere era stato ben segnalato con uno spray colorato, però siamo stati un pò rallentati dal fatto che c'era da attraversare un tratto con varie rocce un poco instabili. Oltrepassato il tratto incriminato, tutto liscio, si sale senza problemi. La capanna non si vede da sotto, se non nell'ultimissimo tratto. Si scorge finalmente la bandiera, gli ultimi sforzi e siamo arrivati. Causa frana ci abbiamo impiegato circa 5 ore. La fatica è ampiamente ripagata dal panorama sul ghiacciaio, e sulla sua lunga lingua, nonostante si sia ritirato notevolmente negli anni. Per chi lo desiderasse, c'è la possibilità di effettuare l'escursione facendo un anello, come indicato dai cartelli alla capanna, passando dal passo del Muretto. Noi non ci siamo avventurati in quando alla deviazione a valle era indicato che il percorso era ancora innevato e richiedeva attrezzatura adatta. Siamo quindi ridiscesi dalla via percorsa all'andata, effettuando una piccola deviazione per evitare i sassi franati. Anzichè seguire il sentiero, siamo scesi diretti verso il fiume, ritrovandoci al fronte del ghiacciaio. Abbiamo costeggiato poi il fiume camminando su una sabbia finissima, fino a giungere al ponticello, e poi da lì all'auto. Questa escursione per me è stata una delle più belle mai fatte, per il panorama mozzafiato, e l'ambiente che cambia costantemente, lo consiglio altamente a tutti. Chi è allenato può percorrerlo tranquillamente in giornata. Altrimenti consiglio prendersela pure con calma e di godersi ogni singolo scorcio e di pernottare nella bella capanna del Forno.