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19 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Ghiacciaio di Fellaria – Sentiero glaciologico “Marson”

    Data Escursione: 12 luglio 2020 Partenza: diga di Gera 2013 m Arrivo: ghiacciaio Fellaria 2590 m Dislivello positivo: 800 m Ore impiegate: 7 ore a/r Distanza: 13 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2705742/sentiero-glaciologico-marson-ghiacciaio-di-fellaria Come arrivare: siamo in Lombardia, provincia di Sondrio, Valmalenco. Per chi arriva da sud, si percorre la statale ss36 del Lago di Como e dello Spluga fino a Colico, poi la ss. 38 dello Stelvio fino a Sondrio. Qui prima di prendere la tangenziale di Sondrio si esce, e si seguono i cartelli per la Valmalenco. Si sale fino a Chiesa Valmalenco e si seguono le indicazioni per Lanzada, e poi per Campo Moro. Punti di sosta presenti: alla partenza dei sentieri ci sono 3 rifugi, il rifugio Zoia, il Campo Moro e il Poschiavino, qualora voleste alloggiare lì per partire di prima mattina. Sul percorso a meno di un’ora dalla partenza si trova invece il rifugio Bignami. Si parte dal parcheggio posto sotto la diga di Gera, che si trova oltre quella di Campo Moro. Si risale il muro della diga e qui c’è già un bivio. È possibile raggiungere il rifugio Bignami in entrambi i casi: noi abbiamo scelto il sentiero di sinistra, che porta in modo più diretto e veloce al rifugio, raggiungibile in meno di un’ora. A destra invece si sale passando dall’alpe Gembrè, allungando il percorso di un’ora e mezza, su un sentiero più panoramico e allietato dalla presenza di fresche cascate (l’acqua arriva direttamente dal ghiacciaio, quindi “fresche” è un eufemismo). Dal rifugio poi è possibile, seguendo il sentiero glaciologico Marson, arrivare al ghiacciaio. Sono presenti 3 sentieri, A, B e C. Quello che vi porta più direttamente alla lingua del ghiacciaio è il C, ma se avete abbastanza tempo, l’ideale sarebbe riuscire a concatenarli tutti per avere una visione globale di tutta la valle glaciale. Da lontano è possibile vedere la parte superiore del ghiacciaio col suo seracco, ma una volta arrivati ai suoi piedi, vi si aprirà una visione magnifica dell’intero ghiacciaio. Lungo tutto il percorso sono presenti pannelli informativi che vi faranno notare i punti in cui arrivava il ghiacciaio in passato. È quasi inimmaginabile pensare che arrivasse fin lì, mentre ora è diviso in due parti, quella occidentale e quella orientale. Dopo un’ora e mezza circa dal rifugio si giunge al ghiacciaio, che vi sorprenderà oltre un piccolo, ultimo dosso. La parte superiore con il suo seracco e le cascate, e la parte sottostante con le sue grotte che cambiano forma giorno dopo giorno. Il lago ai suoi piedi è sempre più grande a causa dello scioglimento dei ghiacci, e dalla parte superiore del ghiacciaio è frequente osservare la caduta dei pezzi di ghiaccio, accompagnata da fragorosi tuoni. È facile lasciarsi incantare e il tempo passa velocemente di fronte a questa maestosità. Da assaporare prima che purtroppo scompaia lentamente (neanche troppo lentamente, a dire il vero). Il ritorno si effettua per lo stesso percorso, oppure chiudendo l’anello seguendo il sentiero che non è stato seguito all’andata (quindi il più diretto dal Bignami o dall’alpe Gembrè). L’impressione che ho avuto in questa escursione è stata di essere in un posto molto lontano dall’Italia, l’Islanda. Non è frequente trovare ghiacciai di questo tipo nelle nostre zone e siamo fortunati ad avere questo posto meraviglioso in Lombardia. Considerando che è alla portata di chiunque voglia fare una bella camminata senza particolari difficoltà, se affrontata nella stagione estiva. Voi ci siete mai stati? Che sensazioni vi ha lasciato?

  • Foroglio - Val Calnegia

    Data Escursione: 1 maggio 2019 Partenza: Foroglio 680 m Arrivo: Calnegia 1110 m Dislivello positivo: 450 m Ore impiegate: 3-4 ore a/r senza soste Distanza: 8.5 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2715030/foroglio-val-calnegia/@46.3766436,8.5825247,3888.7735967,-90,0,1767.8923801,normal?use-cache=false Come arrivare: ci troviamo in Ticino. Foroglio è una piccola frazione di Cevio, comune della valle Maggia. Per arrivare fin qui, bisogna arrivare a Locarno, seguire le indicazioni per la valle Maggia, Cevio, poi per Bignasco, in val Bavona. Infine seguire per Foroglio. Quando vedrete sulla vostra sinistra un’imponente cascata, siete arrivati. Punti di sosta presenti: lungo il percorso dell’escursione non ci sono capanne o ristori, l’unico è presente a Foroglio, alla partenza, il ristorante La Froda. La valle Bavona, come la val Calnegia, è punteggiata di case di pietra, alcune ormai abbandonate e altre invece perfettamente ristrutturate e abitate, e ricordano il passato agricolo di queste zone. La nostra escursione parte dal parcheggio posto di fronte alla cascata. Non è lunga né particolarmente impegnativa, se si dedica il tempo solo ed esclusivamente alla camminata. Noi è la prima volta che veniamo in questo bellissimo posto, quindi abbiamo voluto impegnare tutta la giornata, prima ad ammirare la cascata, poi a fare un breve giro del villaggio di Foroglio, e poi nell’escursione vera e propria, rallentata da brevi visite ai piccoli nuclei di case in pietra della val Calnegia. Prima di partire, consiglio una “visita” alla cascata, che di mattina è illuminata dal sole. Un brevissimo sentiero indicato da un cartello vi porterà ai piedi della cascata, che ha un salto di più di 100 m, dove fare qualche foto e prendere un bel po' di spruzzi d’acqua. Ritornando sui nostri passi, torniamo al villaggio e passeggiamo un po' tra le sue vie, ammirando le case in pietra, con l’immancabile cascata sullo sfondo a farla da padrona. Attraversato il piccolo villaggio, seguiamo i cartelli escursionistici, che ci indicano il percorso verso il bosco. Cominciamo a salire e ci rendiamo conto che in pratica dobbiamo risalire la cascata per la sua interezza. A monte della cascata in bosco termina e si apre di fronte a noi una bellissima vallata verde, percorsa dal fiume Calnegia, che abbiamo già visto precipitare a valle dando origine alla cascata di Foroglio. Qui troviamo un primo insediamento di case in pietra tutte ben tenute e ristrutturate, probabilmente le baite estive dei valligiani, che una volta erano usate per portare le bestie al pascolo. Quello che lascia stupiti è il fatto che alcune delle case in pietra, o degli edifici che venivano usati per fare il formaggio o come ricovero per gli animali, sono state costruite sfruttando degli enormi massi che costellano l’intera valle. Qui come parete, là come tetto, sfruttando il più possibile quello che offriva la natura come riparo e in modo da dover intervenire il meno possibile con la mano dell’uomo. Puntid è il nome di questo primo insediamento, presumo dovuto alla presenza del ponte in pietra che consente di attraversare il fiume, ben visibile nella prima foto di questo articolo. Qui noi ci fermiamo per una sosta, su uno dei massi enormi a lato del fiume, e uscendo dal sentiero ci perdiamo tra le case, respirando la storia di questi pascoli del passato. Dopo aver attraversato il fiume sul ponte di pietra, proseguiamo. Il sentiero è sempre bel segnalato e ormai non ci sono più fatiche, è in leggera salita, ma quasi impercettibile. La tappa successiva è il secondo insediamento, Spluia Bela. Sono presenti anche dei pannelli didattici, che permettono di capire la funzione dei vari edifici e di come trascorreva la vita tra questi pascoli. L’”attrazione” principale è un edificio ricavato al di sotto di un enorme sasso orizzontale, che fa da tetto. Nei dintorni sono presenti altri piccoli edifici, che erano adibiti a ricovero per animali o utilizzati per fare il formaggio. Proseguendo lungo il sentiero incontriamo poi un altro insediamento, Gerra, e più avanti la nostra meta di oggi, Calnegia. Dal momento che noi in questa giornata abbiamo fatto un’escursione diciamo “turistica”, ci fermiamo qui. Chi vuole fare un’escursione più impegnativa, può seguire il sentiero e proseguire fino a Gradisc, lungo il “sentiero della transumanza”. Noi invece torniamo verso Foroglio ripercorrendo questa valle incontaminata che ha mantenuto il ricordo del passato agricolo di queste terre. Consiglio a tutti questa bellissima escursione, in particolare a chi vuole fare un tuffo nel passato agricolo di quest'angolo di Svizzera, così idilliaco e tranquillo. E voi, cosa ne pensate di questo posto incantato? Ci siete stati o vi è venuta voglia di andarci?

  • Punta dei Camosci 3044 m

    Data escursione: 23 settembre 2018 Partenza: Alpe Cruina 2002 m Arrivo: Punta dei Camosci 3044 m Dislivello: 1255 m Ore impiegate: 8 ore a/r Distanza: 17 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2671368/punta-dei-camosci-battelmatthorn Come arrivare: Siamo in Ticino, in val Bedretto. Dall’Italia si segue l’autostrada fino ad Airolo, dove si esce e si prende la strada per il Nufenenpass, o passo della Novena. Si prosegue lungo la valle. Poco dopo la località All’Acqua, ad Alpe Cruina, presso un tornante è possibile lasciare l’auto. Punti di sosta: Capanna Corno Gries 2338 m a un’ora dalla partenza. Partiamo un po' in ritardo rispetto ai nostri programmi dall’alpe Cruina, sono già le 8.30 passate. Per essere fine settembre il clima è caldo, ce ne accorgeremo più tardi durante la salita. Prendendo il sentiero indicato dai cartelli in meno di un’ora raggiungiamo la capanna Corno Gries, senza fare tappe, vista l’ora. Il sentiero fino qui è tutta salita. Proseguiamo verso il passo del Corno tra vari saliscendi, il percorso si spiana un po' e permette di allungare il passo. Il passo è costellato da tantissimi ometti, e là in fondo comincia ad intravedersi la nostra meta. Si prosegue ancora, il panorama si allarga, fino a vedere il ghiacciaio del Gries e il lago/diga nato dallo scioglimento dei ghiacci. Si scende verso il lago e prendiamo verso sinistra, direzione Griespass e lago di Morasco. Il percorso è sempre ben segnalato da cartelli. Qui si sconfina in Italia. Si prosegue seguendo per Battelmatt. Proseguiamo sulla traccia, in un paesaggio quasi lunare, sabbioso e brullo. Si seguono le indicazioni per il Rifugio Città di Busto, che ad un certo punto si vede nella vallata sottostante. La Punta dei Camosci non è segnalata da cartelli, ma la traccia è evidente. Prima che la traccia che porta al Rifugio Città di Busto scenda verso la valle, dobbiamo abbandonarla e salire verso la vetta. La salita non è difficile, la traccia è lieve in alcuni punti e il terreno sabbioso cede un po' sotto i nostri piedi, basta fare un po' di attenzione. Arrivati in vetta a 3044 m il panorama è stupendo. Ci si trova sul confine tra Italia e Svizzera: da una parte c’è la val Formazza, con le sue vallate e i suoi laghi, il lago del Sabbione e il lago di Morasco e il ghiacciaio del Sabbione; dall’altra si vedono tutte le montagne più alte della Svizzera, dal ghiacciaio del Rodano, al Finsteraarhorn. Sotto di noi, facendo attenzione a non sporgersi vista la parete a strapiombo, il ghiacciaio del Gries, con i suoi crepacci ad incutere timore. Pranziamo velocemente e scattiamo qualche foto, poi scendiamo, è già tardi. Cominciano ad addensarsi nuvoloni, sulla via del ritorno nei pressi del passo Gries facciamo una deviazione e ci fermiamo a riposare 5 minuti alla cappella-rifugio del passo Gries, costruita in memoria di alcuni giovani scout, morti a causa di una tempesta in questa zona negli anni ’50. C’è un vento fortissimo, entriamo a tirare il fiato e poi ci incamminiamo di nuovo. Prima di arrivare alla capanna Corno Gries siamo avvolti dalla nebbia, ma il sentiero è ben marcato qui, non c’è pericolo di perdersi. Tappa velocissima alla capanna, poi scendiamo alla macchina, avvolti da una leggera pioggerellina. Chi l’avrebbe mai detto, siamo partiti senza una nuvola! E’ tardi, e noi siamo stanchi ma felici. E questo è il mio secondo 3000! Escursione lunga, ma bellissima, varia e panoramica e assolutamente non tecnica. Buona salita!

  • Monte Carasso – Ponte tibetano “Carasc” - Sementina

    Data Escursione: 22 aprile 2018 Partenza: Monte Carasso 260 m Arrivo: Sementina 260 m Quota massima: 790 m Dislivello positivo: 750 m Ore impiegate: 5 ore Distanza: 8.5 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2714009/anello-ponte-tibetano-%22carasc%22 Come arrivare: si raggiunge la città di Bellinzona e si seguono le indicazioni per Monte Carasso. Trovato parcheggio nella zona della funivia, ci si porta, seguendo la strada principale, verso il torrente Sementina che scende dalla montagna. A destra del torrente si prende la via Suta el Cios, che sale verso la montagna. Poco più avanti si trova il sentiero che permette di tagliare i tornanti della strada asfaltata. Punti di sosta presenti: in località Curzutt, all’arrivo della prima fermata della teleferica/funivia che porta a Mornera da Monte Carasso, trovate il ristorante ostello Curzutt. Questo piccolo nucleo di edifici in pietra è stato recuperato e ristrutturato negli anni dalla fondazione Curzutt, affinchè venisse mantenuto il ricordo del passato di questo antico insediamento, dove un tempo si viveva comunemente. Col tempo poi la montagna è stata abbandonata per andare ad abitare più a valle. Per approfondimenti sulla storia, la fondazione, la valorizzazione del nucleo, l’ospitalità e le attrazioni in zona: https://www.curzutt.ch/ Per informazioni sulla funivia Monte Carasso – Mornera e gli orari: https://www.mornera.ch/ L’escursione qui proposta non prevede l’utilizzo di alcun mezzo di trasporto se non le vostre gambe. Per comodità, sopra ho indicato il sito della funivia, per trovare le informazioni nel caso voleste accorciare l’escursione, oppure nel caso in cui vogliate portare con voi persone che non vogliono/possono camminare troppo a lungo. Il luogo merita in ogni caso, anche senza camminare troppo. Ci si può organizzare per un pranzo al ristorante Curzutt o per un pic nic nei prati circostanti e poi fare due passi verso la bellissima chiesetta di san Barnard. Per quanto riguarda noi invece, siamo partiti da Monte Carasso, via Suta el Cios, dove seguendo le indicazioni troviamo il sentiero che permette di tagliare i tornanti della strada asfaltata che sale a Curzutt. Passiamo tra giardini e orti, e percorrendo le scalette in sasso tra una proprietà e l’altra, il caldo si fa sentire da subito, nonostante sia aprile. Da qui a Curzutt è ovviamente tutta salita, 350 m circa di dislivello. Arrivati a Curzutt ci accoglie un nucleo di case in pietra molto caratteristico, con sentieri lastricati, muretti a secco perfettamente recuperati, prati ben tenuti e alberi in fiore. Di questo nucleo fa parte anche l’ostello ristorante Curzutt, composto da vari edifici tutti ben recuperati. Il posto è molto suggestivo, un tuffo nel passato. Noi decidiamo di pranzare qui, in tranquillità e con la teleferica che passa silenziosamente poco più in là. Proseguendo verso la chiesa di San Barnard ci sono invece prati attrezzati con panchine e un piccolo parco giochi, una valida alternativa al ristorante per fare un pranzo al sacco nel verde. Dopo pranzo proseguiamo appunto verso la chiesa, seguendo il sentiero pianeggiante lastricato di sassi. Arrivati alla chiesa, una breve visita è d’obbligo, per uno sguardo agli antichi affreschi. Si prosegue poi nel rado bosco, in discesa, fino ad arrivare al ponte tibetano Carasc. Lungo 270 m e alto 130 m collega a monte Monte Carasso e Sementina. Il ponte è stabile e non c’è da temere anche per chi può essere intimorito dall’altezza. Lo si percorre in totale sicurezza e si sente una leggera oscillazione man mano che ci si avvicina al centro. Può essere un’esperienza emozionante per chi non è abituato alle altezze, forse da evitare se si soffre di vertigini. Attraversato il ponte il sentiero prende a risalire nel bosco, per poi ridiscendere avvicinandosi all’abitato di Sementina; usciti da bosco arriviamo alla chiesa di san Defendente, e poi un po' seguendo la strada asfaltata e un po' il sentiero, arriviamo a Sementina. Pochi passi lungo la strada principale per attraversare il torrente Sementina e ci ritroviamo al punto di partenza, da cui poi raggiungere l’auto. Bell’escursione, con un tragitto non banale e ricco di spunti interessanti: il passato agricolo di Curzutt, la spiritualità della chiesa di san Barnard, l’adrenalina del ponte tibetano. Per tutti i gusti, insomma. E voi avete mai percorso un "ponte tibetano"? Com'è stata la vostra esperienza?

  • Anello della Greina - Ticino - Svizzera

    Data Escursione: 17 agosto 2019 Partenza: Pian Geirett 2012 m Arrivo: diga del Luzzone 1606 m Altitudine massima: Passo Greina 2355 m Dislivello positivo: 677 m Dislivello negativo: 1068 m Ore impiegate: 5.30 h circa senza le soste Distanza: 16.5 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2715032/giro-della-greina Come arrivare: La nostra meta si trova in val di Blenio, in Canton Ticino. Dall'Italia, proseguire fino a Bellinzona e poi a Biasca, dove devieremo verso destra, inoltrandoci nella valle. Proseguire fino a Campo Blenio, in particolare la nostra escursione partirà da Ghirone. Punti di sosta presenti: Capanna Scaletta 2205 m, Capanna Motterascio 2172 m Informazioni importanti: trattandosi di un percorso ad anello (anzi, a semi anello, andando avanti nella lettura poi capirete), si può ovviamente percorrere in entrambe le direzioni. Scegliete la direzione di percorrenza in base allo sforzo fisico che volete fare, ma anche in base a questioni organizzative. Per realizzare questa escursione, potete infatti usufruire del servizio bus alpino. Potete lasciare l'auto a Ghirone, l'autobus vi porterà curva dopo curva a Pian Geirett, da dove potrete partire per la vostra bellissima escursione. Il pomeriggio, arrivati alla diga del Luzzone, lo stesso bus vi riporterà alla vostra auto. Ovviamente c'è la possibilità di fare il percorso nel senso inverso, ma calcolate bene i tempi. Se il pomeriggio arrivate a Pian Geirett e perdete l'ultimo bus, dovete terminare l'anello a piedi! Per Info su costi e orari: https://www.autolinee.ch/trasporto-pubblico/greina/ Il Ticino Ticket (per info https://www.ticino.ch/it/ticket.html) è utilizzabile anche su questa particolare tratta, quindi se alloggiate in una struttura convenzionata che ve lo rilascerà al vostro arrivo, potete usufruirne, oltre che per gli altri mezzi di trasporto. In partenza! Ore 8.24 in punto, il bus alpino parte da Ghirone e molto agevolmente, tra un curva e l'altra, ci porta a destinazione, Pian Geirett. Scendiamo e il simpatico autista tempo 3 secondi e chiede chi è il proprietario di alcuni oggetti dimenticati sul bus! Si vede che è abituato agli escursionisti smemorati! Partiamo, in compagnia, visto che tutti i passeggeri seguono il sentiero della Greina. Un bel modo per scambiare 2 chiacchiere con gente del posto e chiedere qualche consiglio. Si scende al fiume e si risale dalla parte opposta, dopo un'oretta siamo alla capanna Scaletta. Qui la mattina presto o nel tardo pomeriggio non è difficile vedere gli stambecchi, che si avvicinano molto alla capanna. Noi non siamo fortunati, è già abbastanza tardi! Breve pausa colazione e si riparte. Seguiamo i cartelli bianco-rossi, che indicano il passo della Greina. Arrivati al passo si prende sulla sinistra una breve deviazione che ci porterà al cospetto dell'arco della Greina, l'arco naturale in pietra raffigurato nella prima foto di questo post. Ritorniamo poi sui nostri passi, per proseguire lungo l'anello. Lungo il percorso il paesaggio cambia molto. Si passa da rocce nere, a rocce bianche, a rocce rosate. Molto interessante per gli appassionati di geologia, immagino. Osservando la cartina si può notare che ci sono molte alternative per percorrere l’altopiano, da una parte o dall’altra del fiume. A voi la scelta. Per scendere ci si deve sempre portare sul sentiero che porta alla capanna Motterascio. Noi abbiamo proseguito sul lato destro del fiume, quindi dal passo Greina si prosegue, sempre tra vari saliscendi, quindi niente di faticoso, fino a Crap la Crunsc 2268 m. Il paesaggio è a tratti lunare, a tratti di un verde rigoglioso. Si cammina attraversando l'altopiano in un ambiente unico e rilassante. Da Crap la Crunsc c’è la possibilità di allungare l’escursione verso la capanna Terri, mettendo in conto altre 2 ore tra andata e ritorno. Infine si scende alla Capanna Motterascio, dove fare una sosta ristoratrice prima della discesa "spaccaginocchia" (solo per chi soffre appunto alle ginocchia, per gli altri tutto ok!). Da qui si può vedere parte della diga del Luzzone, nostra meta finale. Accompagnati dal fragore di una bella cascata, si percorrono vari tornantini, fino ad entrare nel bosco. La discesa poi si spiana, fino ad arrivare all'alpe Garzott. Da qui si costeggia la diga, fino a giungere alla galleria. E qui ci fermiamo ad attendere il bus alpino. In alternativa si può scendere a piedi fino al parcheggio, se non siete ancora stanchi, o se avete perso il bus! Questa escursione molto panoramica è consigliata a tutti, adatta anche ai bambini, se sono abituati a camminare a lungo. Non presenta difficoltà di alcun tipo, e se fatta nel senso indicato in questa scheda, non ha dislivelli eccessivi. Offre panorami molto ampi, dove lo sguardo spazia lungo l'altopiano, fino a scorgere i monti del canton Grigioni, che lì confina col Ticino. Buona camminata!

  • Sentiero glaciologico alto e basso Ghiacciaio del Forni

    Data Escursione: 5 agosto 2017 Partenza: parcheggio Rifugio Forni 2178 m Arrivo: parcheggio Rifugio Forni 2178 m Dislivello: 535 m Altitudine minima: 2130 m Altitudine massima: 2530 m Ore impiegate: 5 h più le soste Distanza: 8.5 km Link mappa: https://fatmap.com/routeid/2715321/sentiero-glaciologico-ghiacciaio-dei-forni Come arrivare: siamo in Lombardia, in provincia di Sondrio, santa Caterina Valfurva. Raggiunta Santa Caterina, da Bormio o dal passo Gavia, si seguono le indicazioni per il rifugio Forni. Prima che la strada si restringa c’è un grande parcheggio sulla destra, dove dovrete fermarvi per il pagamento del biglietto che vi consentirà l’accesso. In fondo al parcheggio vi è un distributore automatico attivo 24h segnalato da appositi cartelli. Attualmente il costo giornaliero è di 5 €. Per info e prezzi: https://www.forni2000.com/wp-content/uploads/2019/04/parcheggio_rifugioforni.pdf (relativo al 2019 ma ancora valido) Oppure https://www.santacaterina.it/localita-turistica/ordinanza-vasp/ Muniti di ticket potete accedere e salire al parcheggio Forni (attenzione alla strada un po' stretta) Punti di sosta presenti: prima della partenza, sopra il parcheggio, trovate il rifugio Forni; a metà tragitto invece il rifugio Branca 2493 m, dove fare una bella sosta ristoratrice. Ottima cucina e ottime torte in entrambi i rifugi! Questo giro ad anello offre molteplici alternative, sia per la salita che per la discesa; si può scegliere infatti tra sentiero glaciologico alto, sentiero glaciologico basso e il sentiero che porta direttamente al rifugio Branca. Noi consigliamo quello da noi effettuato, per la varietà dei panorami, ma se preferite ridurre la tempistica o lo sforzo fisico, studiate sulla cartina il percorso più adatto a voi. Lasciata l’auto nel grande parcheggio, cerchiamo i cartelli escursionistici sulla destra del parcheggio stesso, che indicano sentiero glaciologico alto e basso, e ponti tibetani. Il primo tratto è in salita, inizialmente tra cespugli di ginepro e piante di mirtilli, poi la pendenza si riduce lentamente. Si prosegue tra saliscendi. Sotto di noi si avvista la vallata con il fiume che attraverseremo al ritorno, sulla sinistra vediamo la val Cedec, e di fronte a noi inizia ad vedersi il ghiacciaio dei Forni. Le poche piante che ci ombreggiavano all’inizio si sono ormai diradate, e si sale lungo il sentierino sempre ben marcato. A quota 2520 m troviamo i baraccamenti militari risalenti alla prima guerra mondiale. In questi luoghi i muretti, il filo spinato e qualche oggetto semisepolto e arrugginito dal tempo per un attimo fanno ritornare con la mente al passato: su queste montagne al freddo, in quota e con i mezzi dell’epoca, i nostri soldati combattevano e morivano per la patria. Man mano che ci si avvicina al ghiacciaio, osservandolo da lontano, iniziano a notarsi alcuni dettagli, segno del ritirarsi dei ghiacci. Le ciclopiche rocce lisciate dal ghiaccio e ora lasciate a nudo, tra le quali ora scorre un fiume impetuoso che nasce appunto dal ghiacciaio “morente”, e le morene sul lato del rifugio Branca, che è osservabile da quasi tutto il nostro percorso. Si prosegue seguendo ora i segni bianco-rossi sul sentiero, ora i cartelli per i ponti tibetani e il sentiero alto. Ormai siamo quasi arrivati al cospetto del ghiacciaio, resta da superare il tratto secondo me più suggestivo, dal punto di vista geologico. Bisogna infatti oltrepassare delle rocce multicolore lisciate dal ghiaccio. Bisogna prestare un minimo di attenzione, dal momento che sono rocce enormi in un unico blocco, lisce e senza molti appigli. I vari colori dipendono dal fatto che il ghiaccio e il tempo hanno fatto fondere insieme rocce di tipo e colore diverso, dando origine a questa caratteristica. Poco più avanti, tra rocce color ruggine, incontriamo il primo piccolo ponte tibetano, che attraversa un torrentello asciutto. Proseguendo incontriamo il secondo. Qui ci troviamo esattamente di fronte al ghiacciaio, o a quello che ne rimane, purtroppo. Nella parte bassa si vede una lingua ormai molto arretrata, una grotta che cambia forma di giorno in giorno e gran parte del ghiaccio è ricoperto di terra e sassi. Restiamo un po' ad ammirarlo, la giornata è calda e di fronte a lui sembra di essere davanti a un congelatore con la porta aperta. Che refrigerio! Il ghiaccio si scioglie inesorabile, formando un fiume impetuoso che attraversiamo col secondo ponte tibetano, con un pizzico di emozione, un po' come dei bambini. Proseguiamo poi fino al rifugio Branca, dove finalmente pranziamo, con vista sul ghiacciaio. (un consiglio, tenetevi un po' di spazio nello stomaco perché qui fanno una dozzina di tipi di torta, una più buona dell’altra). Dopo un po' di relax si scende. Noi consigliamo il sentiero glaciologico basso. Bisogna tornare indietro al laghetto delle Rosole, posto dietro il rifugio e prendere il sentiero indicato. Si scende rapidamente verso il fiume, che attraverseremo su un ponticello di legno. Da qui in poi si prosegue molto tranquillamente in falsopiano, in mezzo al verde e a qualche pianta e arbusto, costeggiando il fiume. In breve si giunge alla diga, in cui si immette il fiume e poi al parcheggio. Buona camminata a tutti!

  • Svizzera, questa sconosciuta. Come risparmiare in vacanza nella "cara" Svizzera.

    Diciamocelo. Quanti di voi quando pensano a una vacanza o a un fine settimana, pensano alla Svizzera come meta? Forse a dicembre, per visitare un mercatino di Natale. Per chi vive nel nord Italia è accessibile anche per un fine settimana. Però... però la Svizzera non attira molti consensi. E non perchè non sia attrattiva. Ha molto da offrire, sia dal punto di vista naturalistico, per escursioni e camminate, sia per gli appassionati di sport invernali e non, sia per le città, alcune molto interessanti da visitare. Per noi italiani però risulta essere un pò cara, e credo questo sia un pò il limite turistico della Svizzera. "Eh ma c'è la dogana, il cambio euro-franco, non c'è manco il roaming...", quante scuse si possono accampare! E' vero, alcuni prodotti e servizi sono ben al di sopra delle nostre abitudini, ma con qualche conoscenza è possibile in parte ovviare al problema. A parte i luoghi comuni, in Svizzera si può comunque trovare il modo di risparmiare. Innanzitutto su alloggio e cibo, che sono le 2 spese più corpose. ALLOGGI Si possono trovare alloggi di ogni tipo, in ogni caso in base alla mia esperienza, anche l'alloggio più economico è sempre accogliente e pulito. Al limite avrete una colazione non proprio degna di un re, ma le camere sono sempre dignitose. Le alternative economiche possono essere: Gli ostelli della gioventù; non aspettatevi di trovarvi in mezzo solo ad adolescenti e ragazzini. Gli ostelli della gioventù sono frequentati un pò da tutti, anche da famiglie. A seconda dell'ostello potete trovare il classico posto letto in camerata, ma anche camere private doppie o più grandi per un'intera famiglia. Il trattamento base è camera più una varia colazione dove potete trovare un pò di tutto. L'accesso agli ostelli è consentito a tutti, chi possiede la tessera di membro ha diritto a una tariffa agevolata, per gli altri prezzo pieno. Gli ostelli possono essere indipendenti o facenti parti di catene anche internazionali. Una delle più conosciute è Hostelling International, che sul territorio svizzero ha una cinquantina di ostelli sparsi in tutti i cantoni. Alcuni sono inseriti in contesti particolari, ad esempio in castelli (bello poter dormire in un castello, eh!) o edifici storici recuperati. Bel modo per ridare vita a un edificio storico! Per maggiori info https://www.youthhostel.ch/en/ o https://www.hihostels.com/it . Un altro sito di ostelli è http://www.swisshostels.com/en/home.html Ristoranti con camere; sono più "difficili" da trovare online perchè spesso non sono pubblicizzati come hotel. Spesso, soprattutto se siete già sul posto, vi capiterà di trovare dei ristorantini con scritto sull'insegna all'esterno "con camere". Sono equiparabili alle pensioni, economici, ma accoglienti. Se li trovate online, normalmente non sarà indicato il numero di stelle. Hotel 2 stelle o budget; come ovunque, ci sono anche in Svizzera. Lì potete trovare facilmente online. Non aspettatevi chissà quale trattamento, ma i servizi essenziali ci sono. Pulizia, accoglienza, colazione. Offrono qualcosa di più dell'ostello. Ci sono inoltre i campeggi, il massimo del risparmio, ma quelli sono perlopiù adatti a una clientela "avventurosa". Inoltre vorrei aggiungere che in alcune città o in alcuni cantoni, a chi alloggia in qualsiasi struttura convenzionata viene consegnata una tessera per l'uso gratuito dei mezzi pubblici, e che può offrire una scontistica su impianti di risalita, accesso a musei, mostre, parchi divertimento ecc. In canton Ticino ad esempio vi verrà consegnato il Ticino Ticket. Idem nelle principali città, ad esempio a Lucerna o Losanna. Ve lo daranno anche negli ostelli. E' una bella comodità, considerando il costo dei parcheggi! E inoltre sono molto affidabili, sempre puntuali. Comodo anche per fare escursioni, informarsi sugli orari e le linee dei mezzi può consentire di fare escursioni che partono in un punto e arrivano in un altro. E farsi il ritorno in bus. Per il Ticino, tutte le informazioni sulle convenzioni e gli sconti : https://www.ticino.ch/it/ticket.html Qualora non siano disponibili ticket gratuiti, ogni città normalmente dispone di biglietti giornalieri o per più giorni per sfruttare al massimo mezzi di trasporto pubblico a costo contenuto, e spesso questi "pass" comprendono anche scontistiche su varie attrazioni, musei, impianti di risalita, negozi, ecc. DOVE MANGIARE Bè, dove mangiare non ve lo devo dire io! Solo qualche consiglio per risparmiare. In Svizzera mangiare fuori (per noi italiani) costa molto. Siamo abituati a una pizza a 8 euro, in Svizzera una pizza margherita, che poi è quella che costa meno, vi costerà anche fino a 20 franchi. Se volete bere dell'acqua in bottiglia, preparatevi al salasso. Non ho ancora capito il perchè, ma una bottiglia da litro può costare 10 franchi. Se volete fare 2 conti, considerate però che in Svizzera il coperto non si paga. E se osate, potete chiedere l'acqua del rubinetto, da loro sembra non sia una stranezza chiederla. Normalmente non dovrebbero farla pagare, in qualche ristorante un pò "di lusso" potrebbero farvela pagare lo stesso, ma comunque meno di quella in bottiglia. Ah, è molto buona la loro acqua del rubinetto, quindi approfittatene! In Ticino, cantone di lingua italiana, troverete facilmente menu simili ai nostri, che contemplano primi e secondi piatti. Lo stesso vale per i ristoranti italiani del resto del paese. Altrimenti troverete più facilmente piatti unici (secondi piatti, con abbondante contorno di verdure o accompagnati da pasta o riso). Spesso gli svizzeri prima della portata principale consumano un'insalata o una zuppa, cose che potreste trovare nei menu del giorno a prezzo fisso. Uno dei modi per risparmiare un pochino, a mio parere, sono i self service. Li potreste trovare nei posti di montagna, quindi a monte di una funivia, sui passi di montagna... o nelle città. Dove? All'interno dei grossi supermercati o centri commerciali, o anche nelle stazioni. I principali supermercati della Svizzera sono Migros e Coop. In quelli di medie e grandi dimensioni troverete facilmente un angolo self service, o addirittura un intero piano, solitamente l'ultimo. Pranzo con panorama! Lo stesso vale per i centri commerciali, Manor o altri. Non vi costerà come un panino al bar, ma se non volete vivere di panini imbottiti, lì c'è modo di risparmiare qualcosa rispetto ad un comune ristorante. Se dovete fare acquisti per un pranzo al sacco, ovviamente risparmierete facendo la spesa al supermercato. Ma io vi consiglio in particolare i mercati, se avete la fortuna di capitare nel giorno giusto. Sono piccoli mercati, principalmente con prodotti alimentari e locali. Pane di tutte le forme, formaggi, frutta e verdura anche biologica, salumi tipici, ecc. E' bello anche poter assaggiare prodotti locali e a km zero, da piccoli produttori che vendono solo quello che producono loro stessi!

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