top of page
  • Facebook
  • YouTube
  • Bianco Instagram Icona

Sentiero glaciologico alto e basso Ghiacciaio del Forni

  • fly1983
  • 11 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 mar 2022


Data Escursione: 5 agosto 2017

Partenza: parcheggio Rifugio Forni 2178 m Arrivo: parcheggio Rifugio Forni 2178 m Dislivello: 535 m

Altitudine minima: 2130 m

Altitudine massima: 2530 m Ore impiegate: 5 h più le soste

Distanza: 8.5 km





Come arrivare: siamo in Lombardia, in provincia di Sondrio, santa Caterina Valfurva. Raggiunta Santa Caterina, da Bormio o dal passo Gavia, si seguono le indicazioni per il rifugio Forni. Prima che la strada si restringa c’è un grande parcheggio sulla destra, dove dovrete fermarvi per il pagamento del biglietto che vi consentirà l’accesso. In fondo al parcheggio vi è un distributore automatico attivo 24h segnalato da appositi cartelli. Attualmente il costo giornaliero è di 5 €.

Per info e prezzi: https://www.forni2000.com/wp-content/uploads/2019/04/parcheggio_rifugioforni.pdf (relativo al 2019 ma ancora valido)


Muniti di ticket potete accedere e salire al parcheggio Forni (attenzione alla strada un po' stretta)


Punti di sosta presenti: prima della partenza, sopra il parcheggio, trovate il rifugio Forni; a metà tragitto invece il rifugio Branca 2493 m, dove fare una bella sosta ristoratrice. Ottima cucina e ottime torte in entrambi i rifugi!




Questo giro ad anello offre molteplici alternative, sia per la salita che per la discesa; si può scegliere infatti tra sentiero glaciologico alto, sentiero glaciologico basso e il sentiero che porta direttamente al rifugio Branca. Noi consigliamo quello da noi effettuato, per la varietà dei panorami, ma se preferite ridurre la tempistica o lo sforzo fisico, studiate sulla cartina il percorso più adatto a voi.


Lasciata l’auto nel grande parcheggio, cerchiamo i cartelli escursionistici sulla destra del parcheggio stesso, che indicano sentiero glaciologico alto e basso, e ponti tibetani.

Il primo tratto è in salita, inizialmente tra cespugli di ginepro e piante di mirtilli, poi la pendenza si riduce lentamente. Si prosegue tra saliscendi. Sotto di noi si avvista la vallata con il fiume che attraverseremo al ritorno, sulla sinistra vediamo la val Cedec, e di fronte a noi inizia ad vedersi il ghiacciaio dei Forni.




Le poche piante che ci ombreggiavano all’inizio si sono ormai diradate, e si sale lungo il sentierino sempre ben marcato. A quota 2520 m troviamo i baraccamenti militari risalenti alla prima guerra mondiale. In questi luoghi i muretti, il filo spinato e qualche oggetto semisepolto e arrugginito dal tempo per un attimo fanno ritornare con la mente al passato: su queste montagne al freddo, in quota e con i mezzi dell’epoca, i nostri soldati combattevano e morivano per la patria.

Man mano che ci si avvicina al ghiacciaio, osservandolo da lontano, iniziano a notarsi alcuni dettagli, segno del ritirarsi dei ghiacci. Le ciclopiche rocce lisciate dal ghiaccio e ora lasciate a nudo, tra le quali ora scorre un fiume impetuoso che nasce appunto dal ghiacciaio “morente”, e le morene sul lato del rifugio Branca, che è osservabile da quasi tutto il nostro percorso.


Si prosegue seguendo ora i segni bianco-rossi sul sentiero, ora i cartelli per i ponti tibetani e il sentiero alto.

Ormai siamo quasi arrivati al cospetto del ghiacciaio, resta da superare il tratto secondo me più suggestivo, dal punto di vista geologico.





Bisogna infatti oltrepassare delle rocce multicolore lisciate dal ghiaccio. Bisogna prestare un minimo di attenzione, dal momento che sono rocce enormi in un unico blocco, lisce e senza molti appigli. I vari colori dipendono dal fatto che il ghiaccio e il tempo hanno fatto fondere insieme rocce di tipo e colore diverso, dando origine a questa caratteristica.


Poco più avanti, tra rocce color ruggine, incontriamo il primo piccolo ponte tibetano, che attraversa un torrentello asciutto. Proseguendo incontriamo il secondo.







Qui ci troviamo esattamente di fronte al ghiacciaio, o a quello che ne rimane, purtroppo. Nella parte bassa si vede una lingua ormai molto arretrata, una grotta che cambia forma di giorno in giorno e gran parte del ghiaccio è ricoperto di terra e sassi.

Restiamo un po' ad ammirarlo, la giornata è calda e di fronte a lui sembra di essere davanti a un congelatore con la porta aperta. Che refrigerio!




Il ghiaccio si scioglie

inesorabile, formando un fiume impetuoso che attraversiamo col secondo ponte tibetano, con un pizzico di emozione, un po' come dei bambini.








Proseguiamo poi fino al rifugio Branca, dove finalmente pranziamo, con vista sul ghiacciaio. (un consiglio, tenetevi un po' di spazio nello stomaco perché qui fanno una dozzina di tipi di torta, una più buona dell’altra).











Dopo un po' di relax si scende. Noi consigliamo il sentiero glaciologico basso. Bisogna tornare indietro al laghetto delle Rosole, posto dietro il rifugio e prendere il sentiero indicato. Si scende rapidamente verso il fiume, che attraverseremo su un ponticello di legno. Da qui in poi si prosegue molto tranquillamente in falsopiano, in mezzo al verde e a qualche pianta e arbusto, costeggiando il fiume. In breve si giunge alla diga, in cui si immette il fiume e poi al parcheggio.


Buona camminata a tutti!




Comments


Dona con PayPal

Se vuoi contribuire alla crescita del mio blog, puoi farlo qui! 

bottom of page